È agli inizi degli anni Novanta che in Italia, e non solo, abbiamo iniziato a parlare dei nostri centri storici come di “centri commerciali naturali”. I centri delle nostre città infatti, oltre a rappresentare un punto di ritrovo per i cittadini, hanno da sempre fornito gli spazi per lo scambio di merci, di servizi, di idee. Le città italiane hanno sempre avuto centri storici vivi e movimentati che per secoli ne hanno rappresentato il cuore pulsante di economia e cultura.

Nel complesso passaggio al mondo digitale anche le nostre città stanno vivendo un periodo di profondo cambiamento. Il numero di veicoli che quotidianamente occupano le strade principali è aumentato parallelamente alla diffusione sempre maggiore di veicoli ad uso personale. I centri storici sono spesso difficili da fruire a causa di ingorghi e di congestioni, le piazze e le vie sembrano aver perso la loro funzione principale. La possibilità di comunicare ed acquistare direttamente sulle nuove piattaforme digitali ha infatti ridimensionato la funzione del centro come spazio adibito all’incontro sociale e allo scambio commerciale. La rete di relazioni e di connessioni che a lungo ha mantenuto vivi i centri storici sembra aver perso buona parte della sua efficacia e della sua vitalità.

Le principali cause della trasformazione dei centri cittadini, da centri sociali e commerciali a “centri di passaggio”, sono legate alla recente rivoluzione nel settore dei trasporti e delle TIC (tecnologie per l’informazione e per la comunicazione). Da un punto di vista logistico il più elevato numero di veicoli comporta una minore praticabilità del centro storico, un più alto livello di emissioni con conseguenze sulla qualità dell’aria e sull’inquinamento acustico e le inevitabili ripercussioni sulla qualità della vita delle città.

È proprio per questo che il “paradigma” della mobilità, strettamente legato a quello della sostenibilità, è tra i primi focus di interesse nelle progettazioni e nelle discussioni teoriche circa le future Smart Cities. Il primo passo da compiere potrà essere volto a favore della fluidificazione del traffico. Attraverso l’introduzione di tecnologie nuove, e la collaborazione tra Enti pubblici e privati professionisti del settore, potrà essere possibile gestire in modo più efficiente la praticabilità degli spazi urbani, garantendo un risparmio di tempo, un ridimensionamento dell’impatto ambientale e una rivitalizzazione delle catene sociali e commerciali che permettono a un centro di rimanere vivo.

È proprio in quest’ottica che Input Italia stabilisce le proprie linee guida e propone alle Amministrazioni Pubbliche i suoi progetti/prodotti. L’utilizzo di nuovi parcometri e semafori intelligenti è infatti volto a migliorare il servizio stesso di sosta e mobilità, con la piena consapevolezza di quanto tale fenomeno sia collegato alle altre dimensioni cittadine. L’obiettivo finale è quello di dissuadere dall’uso intensivo della macchina per incentivare un sistema di mobilità più sostenibile. I ricavi della tariffa di sosta infatti, potranno essere reinvestiti in soluzioni alternative all’utilizzo di un veicolo individuale. Inoltre il libero accesso ai dati cittadini, i famosi Open Data, forniti dai nuovi oggetti intelligenti, servirà proprio a garantire la trasparenza degli investimenti. L’ambizione è quella di fornire una nuova struttura più adatta alle nuove realtà cittadine, di favorire una rinascita e una riqualificazione dei centri storici e garantire così il rilancio di un’economia circolare strettamente legata a un utilizzo migliore degli spazi cittadini.

Quando parliamo di centri urbani parliamo di spazi condivisi, di spazi pubblici e partecipati: in quest’ottica, l’ambizione maggiore non sarà solo quella di un ritorno di guadagno, ma quella di creare un nuovo valore condiviso. Non ci stiamo infatti rivolgendo ai soli Enti in causa, le aziende private di fornitura e le pubbliche amministrazioni, ma anche a tutti gli stakeholders: in questo caso, essendo un progetto rivolto al bene pubblico, tutti coloro che vivono nella stessa comunità. Grazie alle possibilità offerte dalle nuove tecnologie, accompagnate da una visione etica e sostenibile dei progetti futuri, sarà possibile rendere le nostre città nuovamente vive, sostenibili e partecipate.

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